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22 Marzo 2016
Admin_G.

imagesGiornata impegnativa quella di ieri alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Com’è noto il Comune aveva ottenuto la remissione degli atti alla Presidenza del Consiglio relativamente alla questione della riapertura della centrale di via volta.

La Provincia di Bergamo, infatti, dopo cinque conferenze dei servizi e parecchie sollecitazioni, aveva finalmente rimesso tutto alla decisione di Roma nelle rispetto della legge 241/90.

Il Sindaco e il Vicesindaco hanno ribadito l’inadeguatezza dell’impianto e la sua erronea collocazione esprimendo il seguente parere: “il comune di Cavernago nella persona del Sindaco pro tempore inquadra l’impianto descrivendone la collocazione, ribadisce la necessità che l’impianto sia riattivato solo a seguito di interventi che assicurino la piena compatibilità ambientale dello stesso nei confronti dell’abitato residenziale, richiama a tal proposito la propria delibera di giunta n°. 41 del 17 marzo 2016 segnalando che nella relazione ho omesso, per mera dimenticanza, di segnalare la presenza dell’elettrodotto di Terna quale ulteriore impatto ambientale e sanitario cui sono soggetti gli abitanti di Cavernago. Richiama le campagne di rilevazione di Arpa che hanno evidenziato la pessima situazione della qualità dell’aria del Comune parificabile a quella della zona critica A1. Il Comune, tenuto conto della disponibilità avanzata dalla società, in relazione alle prescrizioni imposte per il superamento del dissenso motivato per ragioni sanitarie, precisa quanto segue: 1) per tenere conto dei rischi di ricaduta a livello locale (effetto building dawnwash) si eleva il camino alla quota minima di 17 m a parità di diametro di scarico (il calcolo dell’altezza trova fondamento in formula matematica apposita); 2) il Comune prende atto che la società e la provincia non ritengono di accogliere la proposta del Comune di installare un filtro a maniche (tessuto) in sostituzione del filtro ceramico proposto. Peraltro, vista la tipologia e il rischio di perdite di efficienza nel tempo, si concorda di garantire un monitoraggio delle emissioni con frequenza periodica da concordare realizzate oltre che da Arpa  anche da società di servizi scelta dal Comune con costi a carico della società 3) la proposta del Comune di non alzare il lucernario sul tetto non viene accolta. Tuttavia si concorda che le modalità realizzative dovranno garantire il rispetto di una emissione acustica entro la norma sia come rilievo locale che come somma degli effetti di altre emissioni acustiche. In particolare si ritiene che l’attenuazione acustica sia applicata su tutti e quattro i lati dell’apertura; 4) il Comune prende atto della scelta di non procedere nella richiesta di sostituzione dei motori (difformità sulle potenze) e delle “velette” ciò anche ragione delle prove tecniche che dovranno garantire il rispetto delle immissioni in rete (massimo 840 kW) e dell’emissioni acustiche entro le norme. Il Sindaco, infine, fa presente che la normativa articolo 12 decreto legislativo 387/2003 è una norma che rischia come nel caso presente di autorizzare impianti in situazione urbanistica chiaramente incompatibili con la programmazione per il sol fatto che tali impianti sono stati dichiarati dalla normativa stessa come urgenti-indifferibili e di pubblica utilità e con possibilità di variare la programmazione urbanistica che i comuni con tanta fatica, risorse e di impegno cercano di mettere in ordine sviluppando in modo armonico il territorio. È auspicabile una riforma della norma quantomeno con riferimento al centro abitato

Sapevamo che non era una partita facile, tutti gli enti avevano espresso parere favorevole (Arpa, ASL ora ATS, vigili del fuoco, Provincia), la stessa relazione di remissione degli atti assunta dalla Provincia, contestava tutte le eccezioni del Sindaco chiarendo che, a suo avviso, non c’era bisogno di alcuna modifica alle proposte progettuali avanzate dalla società, ma che le proposte erano sufficienti per risolvere le problematiche tecniche che l’impianto aveva presentato.

Non ci siamo dati per vinti ed abbiamo chiesto ed ottenuto la remissione a Roma – operazione quasi impossibile all’inizio – che ha consentito di ottenere maggiori controlli (aggiuntivi rispetto a quelli di Arpa) un camino più alto che garantisce una ricaduta di eventuali inquinanti fuori dal comune di Cavernago ciò in forza di una specifica formula matematica che indica l’altezza del camino in base ad alcuni dati inseriti (altezza edificio, altezza edificio più vicino e velocità di uscita fumi) e una chiara prescrizione sul rumore.

Una vittoria che dimostra ancora una volta che l’impianto sia stato autorizzato senza considerare la sua reale collocazione e se qualcuno prima di noi avesse sollevato – nel rispetto delle norme esistenti – le giuste eccezioni questo problema non esisterebbe.

Restiamo convinti che la collocazione dell’impianto sia assolutamente sbagliata e come ribadito sin dalla nostra elezione esiste la possibilità di riconvertire tutto e forse tale opzione dovrebbe essere presa in seria considerazione!

Ora la Presidenza del Consiglio dei Ministri assumerà un decreto ove verranno recepite le prescrizoni ottenute ieri e rimetterà la questione alla Provincia che dovrà convocare una nuova conferenza dei servizi per le modifiche progettuali ottenute, nei prossimi mesi gli aggiornamenti!

PROGETTO CAVERNAGO